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Ho comprato da poco su una bancarella un libro che non conoscevo di Michael Crichton: Il terminale uomo. Mentre lo posavo sul lavabo per lavarmi i denti, un ricordo è esploso dentro di me: la copertina gialla, gli Elefanti di Garzanti. Congo. Un libro che narrava dei gorilla di montagna e dei GIS — Geographical Information systems. Un libro che mi diede nei ’70 la mia zia Sisi che lavorava a Tuttolibri con Calcagno, nella redazione ci lavorava e fumando da mattina a sera dal numero zero, e mi consigliò. Santa carissima zia.

Uno dei primi GIS usati in Italia lo usammo noi, nel 1983. La zia forse vedeva in me qualcuno arso dal desiderio di conoscere mondi sconosciuti? Non lo so. La sua storia e i suoi sentimenti stanno — per quanto un archivio possa odorare di sentimenti — su Exit.bio per chi vuole conoscerla.

Quel libro era futuro. Michael Crichton è stato futuro. E’ stato l’autore di E.R., di Jurassic Park e di molte altre storie scritte — in media — dieci quindici anni prima che quanto lui descriveva diventasse di pubblico dominio e consumo. Punto critico descrive di un uomo che entra in uno spazio virtuale, prende dagli scaffali i file, li apre e li manipola prima di riporli. Cose di oggi. Il suo libro più bello per me, però, è Viagg dove lui si spinge ai confini dell’esoterico. Spiritualismo. Funghetti messicani. Droghe di ogni genere. Quello che descrive in Viaggi non è ancora adesso — forse sono passati più di venti anni — di dominio pubblico. Il pubblico ha paura di quei viaggi lì, Michael Crichton non aveva paura.

Ogni libro viene a noi nei modi più diversi. I più fortunati vanno a chi amiamo. Oggi sulle bancarelle cerco e spesso trovo quelli pubblicati nei ’70 e negli ’80 da mia madre. Le persone che li comprarono allora sono morte, le loro cose finiscono sulle bancarelle, e io le riciclo. Compro quei libri e li regalo agli amici e ai nipoti. Nella mia casa tengo pochi libri: quelli che non ho ancora letto, quelli che non posso regalare: i Cesare Pavese con la sua dedica alla nonna, i russi con le annotazioni della nonna a matita — spesso cancellate e riscritte — per prepararne le traduzioni in italiano.

I libri che compro adesso li impresto sapendo che non torneranno. Quasi mi delude chi dopo mesi me li riporta, come fossero figli che hai educato a lasciare la casa e per una difficoltà loro tornassero a casa invece di continuare a seguire il loro cammino.

Vorrei saper tracciare le mie letture nel tempo, anno dopo anno nel corso della mia vita, ma poi forse ne avrei paura. Con Exit.bio faremo uno schema di giro della vita — dal primo istante significativo, anni prima o anni dopo la nostra nascita o da quella — ad oggi o a dopo, dove inserire le letture amate o meno. Forse mi piacerà, forse vi piacerà. Come amici, come amori e ricordi, e poi quando in fila e connessi, memorie.

Altri ricordi. Stavamo svoltando su uno svincolo di una superstrada dalle parti di Potenza. Papà guidava, andavamo a un campeggio dopo una visita a Matera. Il mio Guerra e Pace — terzo volume, un’edizione Sansoni da poco prezzo — era sulla cappelliera. Faceva caldo, tutti tenevamo i finestrini abbassati. D’improvviso i fogli incollati e seccati incominciarono a volare fuori. Che paura!! Ferma! Ferma! Obbligai papà a fermare nonostante il pericolo. Scesi dalla 124 e raccattai tutti i fogli. Uno dopo l’altro li rimisi in ordine, grazie babbo che ti fermasti. Lui che amava lei e lei che amava un altro era sintesi da venire, che non mi toccava: ogni pagina, ogni aggettivo, ogni foglia della betulla di Andrej erano la mia vita. Avevo tredici anni, e quello è un libro che certo non lascerà mai, tutto gonfio di pagine staccate e con le croste del sale del mare, la mia casa, la mia vita.